venerdì 5 settembre 2014

Lo Stato Sociale


Ok, lo so. Arrivo in ritardo...ma meglio tardi che mai, no?

Ho passato gli ultimi mesi a cercare di convincermi (stupidamente) che a me non piacessero, che fossero troppo assurdi, troppo politically incorrect, troppo stonati, troppo...troppo tutto. Bisogna poi dire che negli ultimi anni sono stata troppo presa a consumare le playlist de I Cani su Spotify e a convincermi che meglio di loro nella scena indie italiana non ci fosse nessuno e invece...e invece NO. Errore assoluto.

Quelli de Lo Stato Sociale hanno avuto la capacità di riempire ogni singola giornata dei miei ultimi mesi con le loro voci strampalate, i loro testi che oscillano tra il poetico strappalacrime, alla critica irrazionale e soprattutto i loro motivetti che vuoi o non vuoi entrano in testa e non se ne vanno più.

Il primo approccio con loro è stato grazie a "L'amore ai tempi dell'Ikea" e il mio ragionamento logico dopo aver ascoltato per la prima volta il pezzo è stato esattamente questo:

  1. Ma cos'è sta roba?
  2. Ma perchè questa è piena di scatole?
  3. Oddio devo risentirla.
  4. Questa è poesia pura.  
Come sono arrivata a questo? Semplice: questi ragazzi sono dei geni.



Il passo successivo è stato ascoltare "Sono così indie" mentre passeggiavo per Roma, cercando di soffocare le risate ogni volta che vedevo un soggetto che si rispecchiava totalmente in quelle parole. (Sono così indie che devo comunque fare una smorfia quando mi fotografano e se non faccio una smorfia allora faccio la smorfia che non mi accorgo che mi stai fotografando...)
Ammettiamolo dai: "Sono così indie" è il manifesto generazionale degli ultimi anni che si voglia o no, quindi...questi ragazzi sono dei maledetti geni.



Poi è toccato a Cromosomi che già dalla prima strofa mi ha conquistato ( Spesso il male di vivere ho incontrato l’ho salutato e me ne sono andato...) e il cui testo ha lentamente iniziato a diventare la didascalia delle mie foto su Instagram (...sono così indie?!?).


Le mie ultime giornate passano tra il ritmo coinvolgente di Quello che le donne dicono (che ha lo stile di un tormentone estivo) e la scoperta del nuovo album uscito questo Giugno, L'Italia peggiore.
Insomma Lo Stato Sociale per me è una continua contraddizione: questa band riesce a farmi passare da momenti di depressione acuta a quelli di risate incontrollate per i loro testi ironici che non risparmiano nessuno ma proprio nessuno. Quindi tocca dirlo per l'ennesima volta per ribadire il concetto: questi ragazzi sono dei maledetti ed assurdi geni.

Il solo fatto che quando si parla di loro la rete si divida tra consensi entusiastici e critiche terribili rende chiaro che questi ragazzi hanno centrato l'obiettivo. Ok, mi hanno conquistata ma anche spiazzata. Li amo e li odio, neanche fosse un'ode di Catullo. Maledetti.

Per ora, sono arrivata solo a capire che sono così indie che ascolto ancora il primo album de Lo Stato Sociale.



Voto a Turisti della Democrazia: 8
Voto a L'Italia Peggiore: 7 per ora...

2 commenti:

  1. non sono ai tuoi livelli di amore/odio, però mi piacciono abbastanza.
    il primo album, almeno.
    il secondo me lo devo recuperare. d'altra parte pure io sono così indie da ascoltare ancora il loro primo :)

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  2. L'Italia peggiore non ho ancora avuto modo di ascoltalo, è stata un'estate strana... cmq indie o meno, il primo album meritava eccome, anche se capisco il frastornamento iniziale, l'ho avuto pure io... :-)

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