sabato 30 agosto 2014

It's Kind of a Funny Story - Ryan Fleck & Anna Boden


Craig (Keir Gilchrist) è un adolescente come tanti che a causa dello stress da studio, della vita sentimentale disastrosa e di un padre poco presente soffre di depressione che lo porta a sognare il suicidio in continuazione e ad avere attacchi di vomito improvviso nei momenti di panico. Decide quindi di "auto" ricoverarsi in una clinica psichiatrica per farsi aiutare, sperando in una soluzione veloce ed indolore. La dottoressa a cui viene affidato, però, lo invita a trascorrere alcuni giorni in clinica per cercare di capire quali siano i motivi dietro a questo suo desiderio di suicidio. Lo stesso Craig, infatti, ammette a se stesso di non avere problemi gravi come droga, violenza...ma i soliti e semplici problemi presenti nella vita di ogni ragazzo.


Può sembrare una storia vista e rivista ma, invece, questa pellicola del 2010, tratta dal romanzo omonimo di Ned Vizzini, è una gioia per gli occhi e per il cuore. Un pò 500 Days of Summer ( il film super indie di Mark Webber con Zooey Deschanel e Joseph Gordon-Levitt), un pò Qualcuno volò sul nido del cuculo ( il capolavoro di Miloš Forman del 1975), la pellicola segue i 5 giorni di "ricovero" di Craig nella clinica dove si troverà a contatto con personaggi che gli faranno capire e toccare con mano la vera follia e i reali problemi della vita quotidiana.


Il cast è giovane e su tutti risalta il magnifico Zach Galifianakis nei panni di un simpatico quanto imprevedibile "ospite" della clinica che farà da guida al giovane protagonista aiutandolo ad affrontare i piccoli drammi della sua adolescenza. Stranamente ho apprezzato anche l'interpretazione della nipote d'arte Emma Roberts, la bella ma problematica Noelle, con la quale Craig instaurerà un'amicizia particolare. Anche la colonna sonora è una piccola chicca: oltre ai continui riferimenti ai Vampire Weekend, ci sono pezzi degli XX, The Drums, Bob Dylan...


La scena migliore del film? Sicuramente quella in cui i protagonisti, impegnati in una delle tante attività ricreative, si immaginano come tanti David Bowie interpretando il famosissimo brano Under Pressure.


Insomma il film è un inno alla vita, uno di quelli che fa venire voglia di smettere di pensare a tutto il marcio del mondo ed iniziare finalmente a vivere. Non nego infatti che alla fine qualche lacrimuccia è scesa, merito soprattutto dell'evoluzione del protagonista che riesce a capire quanto sia bello e facile rendere positiva e migliore la sua vita riempiendola di cose comuni ed anche banali come il prendere la metro, baciare la ragazza che si ama, correre, andare ai concerti... senza quel bisogno, imposto dalla società odierna, di raggiungere il lavoro più proficuo, la casa più grande, la donna più bella...



Voto: 7 1/2
Frase Cult: "Ti piace la musica?"
                  "Ti piace respirare?"



giovedì 28 agosto 2014

Di Venezia 71 e delle ultime novità...

Le vacanze sono finite... purtroppo, l'estate invece sembra appena iniziata dato il clima degli ultimi giorni.
Se da una parte questo vuol dire la riaperta delle sale cinematografiche con la conseguente uscita di film finalmente decenti (Mud ed Under The Skin tra tutti...), eventi come il Festival del Cinema di Venezia e le premiazioni come gli Emmys, dall'altra le mie ultime giornate sono state un susseguirsi di studio, film e scatoloni. Di giorno studio, di notte tra un film ed una puntata di una serie tv sono impegnata con il trasloco in una nuova casa dove qualcosa di buono sembra già esserci: la mia coinquilina (che ancora non conosco...) ha riempito casa di poster di film come "Il Disprezzo" di Godard, "Nuovo Cinema Paradiso" di Tornatore...io ho contribuito alla collezione aggiungendo Somewhere della Coppola,  Midnight in Paris di Allen e Grand Budapest Hotel del buon e caro Wes. Direi che siamo già ad un buon punto e che la convivenza sarà già più piacevole, no? 

Il lato negativo di queste novità è che mi impediscono di essere a Venezia e di godermi i film e i red carpet di questa edizione che sembra già essere partita alla grande. Da ciò che leggo ci sono pareri discordanti sul nuovo film di quel matto di Kim Ki Duk, One to One, che dopo aver vinto il Leone d'Oro con Pietà, torna al lido con una pellicola piena di violenza ma anche di critica verso il suo paese, la Corea del sud. Dopo aver apprezzato Arirang, Pietà e Moebius, inutile dire che aspetto con ansia di trovarlo al cinema. Voi lo avete già visto?



Sembra essere già un successo il nuovo film di Alejandro Gonzales Inarritu, Birdman, film di apertura di questa 71esima edizione che ha portato al lido Michael Keaton, Emma Stone, Edward Norton ed Alexandre Desplat. I critici americani parlano già di una sicura nomination agli Oscar per l'interpretazione dell'ex Batman Keaton che al festival si è mostrato schivo e agitato. Forse proprio per il continuo paragone con il protagonista del film, un attore in pensione che tenta di recuperare il successo.
Già segnato in agenda, in attesa di una data di uscita italiana.



Nei prossimi giorni Venezia sarà invasa da grandi attori internazionali come Al Pacino, James Franco, Andrew Garfield, Willem Dafoe, gli italianissimi Elio Germano, Riccardo Scamarcio e Valerio Mastandrea ma anche e soprattutto grandi pellicole. Quelle che attendo di più? Pasolini di Albel Ferrara, 99 Homes di Ramin Bahrani, Il giovane favoloso di Mario Martone ed Hungry Hearts di Saverio Costanzo. 


E gli Emmys? La vecchia che è in me non è riuscita a reggere la nottata e ho atteso il giorno seguente per "godermi" la premiazione. Forse non proprio "godermi" dati gli imbarazzanti commenti e traduzioni di Gene Gnocchi e Joe Violanti. Per quanto riguarda i premi, non sono affatto sorpresa dal successo di Breaking Bad, il mio adorato Bryan Cranston merita questo e molto di più. Sono rimasta, invece, perplessa dal totale fallimento di Orange is The New Black, un delle serie migliori nel panorama televisivo attuale. A secco anche Game of Thrones e l'acclamatissimo True Detective che sembrava dover stravincere. Il mio cuore però desiderava un premio per il mio mito, Lena Dunham, in versione super meringa rosa ma comunque adorabile, e il suo GIRLS. Peccato.



Ora torno al mio maledetto studio o forse dai miei STRAmaledetti scatoloni. Un consiglio per il futuro? Non traslocate...MAI.

giovedì 14 agosto 2014

Rewatch: Across The Universe - Julie Taymor

Rewatch è la nuova rubrica di My IndiePop Taste con la quale cerco di farvi conoscere film che ho già visto mille volte ma che, nonostante questo, non smettono di piacermi.
Oggi vi parlo di Across The Universe un film/musical del 2007 ispirato alle più belle canzoni dei Beatles.


Siamo negli anni 60 ed il giovane Jude decide di partire per gli USA alla ricerca del padre. Durante il suo viaggio conoscerà Max, che in seguito verrà arruolato per la guerra in Vietnam, e la sorella Lucy, giovane pacifista impegnata nei movimenti contro la guerra. Il tutto descritto in modo colorato, appariscente, esagerato...proprio come i colori dei dischi dei Beatles.

Il film ha come punti di forza sicuramente un cast incredibile, Jim Sturgess (Jude) è praticamente la copia del giovane Paul McCartney, Evan Rachel Wood (Lucy) ha una voce incredibile e la partecipazione, seppur in piccolo ruolo, di Bono degli U2 rendono questo film imperdibile per gli amanti dei Beatles. Vincente è stata anche la scelta di non mettere le canzoni buttate lì casualmente ma di adattarle perfettamente alla scena che accompagnano, evitando parti totalmente cantate che si rivelano lunghe e talvolta imbarazzanti di grandi musical come I Miserabili o Grease. Il film infatti scorre veloce, in modo piacevole e coinvolgente.


Inoltre la pellicola è continuamente bombardato da riferimenti alla cultura e alla società del tempo: ad esempio uno dei protagonisti, Jojo, è chiaramente ispirato a Jimi Hendrix, i nomi dei personaggi principali derivano tutti dai testi delle canzoni dei Beatles e Jude, il protagonista è di Liverpool...


Una delle scene mie scene preferite (accompagnata da una delle canzoni che più amo dei Beatles) è quella dove Jude, ripensando all'amico Max in Vietnam, sfoga la sua frustrazione cantando Strawberry Fields Forever


Il film segue anche l'evoluzione della musica dei Beatles, con un inizio più leggero con pezzi come Girl, It Won't Be Long, All My Loving...mentre nella seconda parte del film l'atmosfera cambia e si passa a pezzi nei quali i testi dei Beatles risultano più maturi, più profondi come Something, All You Need Is Love, Hey Jude, A Day In The Life...
Insomma un film che se anche può risultare eccessivo con i suoi effetti speciali, colori psichedelici e mille canzoni, ha il pregio di raccontare in maniera "leggera" un periodo storico pieno di contraddizioni: amore libero e i movimenti pacifisti da una parte e la sanguinosa guerra in Vietnam e l'omicidio di personaggi come Martin Luther King dall'altra.

Astenersi quindi i non amanti dei mitici Fab Four...anche se una domanda sorge spontanea: ma come si fa a non amare i Beatles?!?



Voto: 7
Frase Cult: "È quello che fai che determina quello che sei?"
                    "No, è quello che sei che determina quello che fai, ho ragione Jude?"
                    "L'importante non è quello che si fa, ma come lo si fa!"

martedì 12 agosto 2014

Addio Robin Williams


Ci sono degli attori che quando vengono a mancare portano via una parte di te, quasi come se fosse un parente o un amico. Quando stamattina, appena sveglia, ho saputo della tragica scomparsa di Robin Williams mi sono sentita esattamente allo stesso modo perchè negli anni ho visto talmente tanti film di questo poliedrico attore da sentirlo quasi come uno di famiglia e con il suo volto così solare, con le sue interpretazioni indimenticabili riusciva ad essere il miglior padre che un bambino potesse desiderare, il professore più in gamba mai esistito, il perfetto compagno per giochi da tavolo, il dottore che riusciva a portare il sorriso anche nei momenti di massimo sconforto...

Spesso ci si rende conto troppo tardi che dietro ad un immenso sorriso e a tante risate in realtà si nasconde qualcosa di più profondo, di oscuro che difficilmente si riesce a superare e che può portare ad un tragico epilogo. Ma non voglio parlare di questo. Non voglio parlare dei momenti tristi o delle sconfitte di Robin Williams: io voglio ricordarlo come il fantastico attore che era, capace di donare sorrisi, lacrime e di far riflettere. E voglio ricordarlo con quelle che sono le scene più belle dei film da lui interpretati che più mi sono rimasti nel cuore, partendo dal dottor Sean McGuire nel film Will Hunting.


Un altro personaggio che porto nel cuore è il simpatico padre in Mrs. Doubtfire che pur di stare accanto ai suoi figli decide di sfruttare le sue doti di doppiatore e fingersi una governante.


Il personaggio forse più famoso da lui interpretato è probabilmente quello del professor John Keating nel film L'Attimo Fuggente che con il suo modo di fare e le sue idee riesce ad incuriosire e conquistare il rispetto dei suoi alunni attraverso la lettura dei versi di grandi poeti.


Ma Robin Williams per me resterà sempre il folle Alan che ricompare dopo essere stato anni nella giungla a causa del gioco da tavolo più bello del mondo, Jumanji. Un film che ho visto milioni di volte da bambina e che riusciva sempre ad entusiasmarmi.



La sua carriera è stata un susseguirsi di successi tra cinema e tv, regalandoci alcuni dei personaggi simbolo e dei doppiaggi migliori degli anni '80/90 (Hook, Patch Adams, Good Morning,Vietnam, One Hour Photo...) e probabilmente la mia passione per il cinema è nata anche grazie ai suoi film che da piccola riuscivano a farmi ridere come poche altre cose. 
Oggi la mia giornata è cominciata in modo triste ma cercherò di onorare il tuo ricordo, rivedendo uno dei tuoi fantastici film.

Grazie Robin, grazie per tutto quello che ci hai regalato.



venerdì 1 agosto 2014

The Fall - La mia serie tv dell'estate


Estate per me non è solo tempo di sole, mare e gelati quanto quello delle super maratone di serie tv che durante l'anno non ho avuto modo di seguire. Proprio per questo motivo, pochi giorni fa ho scoperto The Fall, un'ottima serie made UK, che vede come protagonisti una sempre più affascinante Gillian Anderson ( sicuramente la ricorderete in X-Files) nei panni di una seducente sovrintendente chiamata a Belfast per riesaminare il caso di una donna strangolata che sembra essere collegato in qualche modo ad un precedente omicidio, e soprattutto il bravissimo e super figo Jamie Dornan ( il conte Fersen in Marie Antoinette di Sofia Coppola, il Cacciatore in Once Upon A Time ma soprattutto Mr Grey, nell'adattamento del libro per casalinghe più trash degli ultimi anni, 50 Sfumature di Grigio) che interpreta invece Paul Spector, nella vita di tutti i giorni padre e marito amorevole, consulente per il lutto, mentre la sera si trasforma in un perverso serial killer.


Perchè seguire la prima stagione di questa interessante serie tv? Innanzitutto per la storia che presenta subito una novità: lo spettatore non dovrà aspettare un numero indefinito di episodi per scoprire chi sia il killer, perchè il creatore della serie, Allan Cubitt, ha deciso di mostrarci subito nei primi minuti della prima puntata il volto dell'assassino mentre fruga nella casa della sua prossima vittima.
Quello che sorprende, inoltre, sono i continui parallelismi tra la vita personale e lavorativa della sovrintendente Gibson e quella del serial killer, che la serie che tende ad approfondire attraverso la rappresentazione della quotidianità dei personaggi, le loro abitudini, i loro vizi, i loro drammi personali e soprattutto il desiderio di controllo e potenza che i due protagonisti principali tentano di conquistare in modi totalmente opposti.
Il tutto viene poi rappresentato con una lentezza disarmante, curando ogni minimo particolare ed andando a scavare non solo nelle dinamiche familiari e lavorative dei protagonisti ma anche in quelli delle persone che li circondano, arrivando dopo solo 5 episodi di circa 60 minuti ognuno ad un cliffhanger incredibile: riuscirà la Gibson a catturare Spector? 



Altro punto di forza della serie? Sicuramente le interpretazioni dei protagonisti ma soprattutto di Dornan che da semplice belloccio con un passato da modello si dimostra capace di affrontare un ruolo difficile come questo con le mille sfaccettature che comporta. 


La serie è stata subito riconfermata per una seconda stagione e inutile dire che l'aspetto già con ansia. 



Voto: 8 1/2
Voto a Jamie Dornan da una "me" quindicenne: 10 +++++
Scena Cult: