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sabato 25 ottobre 2014

Boyhood - Richard Linklater


Un caschetto biondo e due immensi occhi verdi persi ad osservare il mondo. Comincia così quel magnifico viaggio chiamato "Boyhood", il film evento di Richard Linklater girato in soli 39 giorni nell'arco di 12 anni che segue la crescita del giovane protagonista Mason, dagli 8 anni all'inizio del college. Gli anni più importanti, gli anni della formazione, gli anni delle prime esperienze, gli anni della scoperta, dell'incertezza, delle prime passioni forti, gli anni in cui tutto è vissuto con un'intensità incredibile. 


Boyhood non segue un evento particolare nella vita di Mason, non racconta le esperienze più importanti o significative della sua crescita, Boyhood è il modo semplice, pulito e lineare attraverso il quale Linklater ci fa conoscere Mason e la sua disordinata ma assolutamente normale famiglia. Una madre (Patricia Arquette) che cercando in continuazione un uomo che le porti stabilità e concretezza, si affida in realtà ad uomini violenti e con problemi di alcolismo e che la portano a trasferirsi, insieme ai due figli, sempre in città diverse. Un padre (lo straordinario Ethan Hawke) che anche se non sempre presente, riesce ad impostare sin da subito un rapporto schietto e sincero con i propri figli e che forse più di tutti gli altri personaggi ha un'evoluzione tangibile nel corso degli anni. E poi c'è Mason (Ellar Coltrane): con il suo essere riservato ma profondo, con la sua passione per Harry Potter da piccolo che si trasforma in una grande passione per la fotografia, con le sue idee strampalate ma così incredibilmente vere sulla tecnologia e l'uso di facebook, con le sue prime delusioni amorose, i viaggi e le scoperte, con i suoi cambi di look ed i suoi enormi occhi (una delle poche cose che di lui resta sempre uguale) che scrutano il mondo come a voler captare più informazioni possibili, come a voler scoprire i significati più profondi e nascosti dietro ogni cosa.



Boyhood è uno straordinario racconto in cui lo spettatore si trova a fare da "compagno di viaggio" nella crescita di Mason e a guardare il mondo attraverso il suo punto di vista. Ma è anche una chiara rappresentazione dei cambiamenti tecnologici e sociali degli ultimi anni, attraverso continui riferimenti alla  politica, film, libri e soprattutto con una colonna sonora che include grandi successi commerciali e piccoli gioeillini indierock.



Aspettavo questo film da anni, sentivo che mi sarei trovata di fronte a qualcosa di grosso, importante, anche rivoluzionario. Devo ammettere, però, di aver visto un film totalmente diverso da quello che mi aspettavo: Boyhood non è una storia romanzata o raccontata da un Mason versione adulta che riflette sul suo passato. Non è il racconto dei momenti più significativi della sua vita come il primo bacio, il primo viaggio o la prima volta. Boyhood è un prodotto che senza fronzoli riesce a centrare perfettamente il suo obiettivo: colpire il cuore e la mente dello spettatore, ricordandogli momenti che bene o male hanno fatto parte della vita di tutti noi. E' un'insieme di tanti piccoli momenti della vita di Mason che chissà come, uniti insieme, creano un qualcosa di straordinario. Ed è nella semplicità della storia che si ritrova la meraviglia, nella consapevolezza che tutto quello che sono stati gli anni passati, i momenti difficili, i traslochi, le litigate, le ubriacate, le delusioni hanno portato Mason ad essere quello che è all'inizio del college, dove Linklater sceglie di mettere un punto all'adolescenza del protagonista e lo fa perchè effettivamente Mason è cresciuto, è consapevole,  è pronto a cogliere l'attimo o ad essere colto dall'attimo, è una persona nuova, pronta per iniziare una nuova fase della vita. 



Personalmente avrei voluto che il viaggio di Mason non finisse mai, avrei voluto continuare ad accompagnarlo, continuare a sapere delle sue giornate, delle sue cotte, delle sue passioni... quasi fosse ormai diventato un amico. E' un pò come quando si legge un libro talmente bello ed intenso da sentirsi parte della storia, la stessa identica sensazione che ho provato leggendo la prima volta "Il Giovane Holden". La stessa emozione che ho provato vedendo la trilogia di "Before the..." dello stesso Linklater, l'idea di non riuscire ad abbandonare un personaggio al quale ormai sei affezionato.
Questo film non ha una sceneggiatura incredibile, nessun dialogo da premio Oscar, nessun momento cult da ricordare. Questo film racconta la vita, i rapporti, le emozioni e proprio per questo non è un film che può essere apprezzato da tutti. Ma è un film che per la sua semplicità si lascia amare, si stampa nel cuore in modo indelebile ed è proprio per questo che è un capolavoro.



Ciao Mason, grazie per avermi dato la possibilità di accompagnarti in questo viaggio lungo 12 anni.



Voto: 9
Frase Cult: "You know, like, everyone’s saying ‘seize the moment’? I don’t know I’m kind of thinking it’s the other way around. You know, like, ‘the moment seizes us’. Yeah, I know it’s constant, the moment, it’s just like it’s always right now."

giovedì 23 ottobre 2014

Two Mothers - Anne Fontaine


Rose e Lil sono amiche fin da piccole e condividono le stesse passioni, segreti e prime esperienze. Passano gli anni e restano sempre le stesse, sempre unite, sempre bellissime, giovanili e piene di vita nonostante la nascita dei rispettivi figli, Tom e Ian, grandi amici anche loro.
Dopo la morte del marito di Lil e quando, anni dopo, quello di Rose si trasferisce a Sidney per lavoro, qualcosa nel rapporto dei quattro protagonisti cambia: una notte, tra Ian e Rose scoppia la passione ma vengono subito scoperti da Tom, il figlio della donna, che per vendicarsi, tenterà lo stesso approccio con Lil.
Da quel momento, le due amiche inizieranno un'assurda relazione l'una con il figlio dell'altra, noncuranti delle possibili complicazioni ma anzi affrontandola con una paradossale serenità.


Ci sono film che, dopo averli visti, ti restano dentro per giorni. Film a cui ripensi per ore, ore ed ore. Ed è esattamente quello che mi è successo con questo film. Non so neanche bene il motivo per cui questo film mi ha colpita tanto... forse per il distacco e la semplicità con cui le due donne, le bravissime Robin Wright e Naomi Watts, affrontano i discorsi sulle loro rispettive relazioni e commentano la bellezza dei due giovani o forse è per la sensazione di assistere ad una storia in cui tutto è assolutamente sbagliato eppure...va bene così.


L'idea che mi sono fatta su queste due storie è molto diversa: la storia tra Ian e Rose è frutto di un amore vero, sincero tra due persone che non dovrebbero assolutamente amarsi, non per una questione d'età ma semplicemente per il fatto che sono entrambi "cresciuti" insieme.
La storia tra Lil e Tom è, invece, una semplice e spiacevole conseguenza della prima relazione. Per Tom è semplice vendetta per il fatto di aver visto la madre intraprendere una relazione con il suo migliore amico, per Lil è un tentativo per superare la solitudine e soprattutto l'età e le prime rughe che avanzano. Stupisce il modo in cui serenamente i quattro siedono a tavola, sorseggiando vino e parlando delle rispettive relazioni. Stupisce il vedere quanto il ruolo di madre delle due donne sia totalmente assorbito da quello di "amanti". Stupisce l'innocenza negli occhi di Ian, quando osserva Rose e combatte per la loro storia. Stupisce la facilità con cui Tom rinuncia a quell'equilibrio instabile che si era creato tra i quattro, disinteressandosi delle conseguenze.


Two mothers è un film diverso da tanti. Un film che osserva una storia dal buco della serratura, senza giudicare, senza interrogarsi troppo se sia giusto o meno quello a cui stiamo assistendo. Probabilmente è proprio questa la forza del film, l'affrontare con naturalezza una storia quasi incestuosa.
Un ultimo commento merita il vergognoso finale della versione italiana, al quale sono stati tagliati incomprensibilmente ben 15 minuti finali. Incuriosita da questo taglio, ho fatto qualche ricerca pensando di trovare chissà quale scena troppo hard per poter essere inclusa. In realtà non si capisce il perchè di questa scelta solo italiana di censurare il finale, scelta che tristemente ricorda disastri cinematografici già commessi nel passato ( la versione distribuita in Italia de "Il Disprezzo" di Godard vi dice qualcosa?!?). Nonostante questo, il vero finale si può facilmente trovare in streaming ed è una degna conclusione per un bel film, sicuramente molto forte e paradossale ma che resterà impresso nella mente per molto tempo.


Voto: 7 1/2
Frase Cult: "Guarda quei due! Hanno un qualcosa, sono meravigliosi i nostri figli! Hanno una sorta di aura misteriosa non trovi?"


mercoledì 24 settembre 2014

Before the... - Richard Linklater



1995: Jesse (Ethan Hawke) e Celine (Julie Delpy) sono su un treno, l'uno in viaggio per Vienna, l'altra per Parigi. Non si conoscono ma, come nelle migliori delle storie d'amore, iniziano casualmente a parlare. Dopo ore di chiacchere continue, Jesse deve scendere a Vienna, dove l'indomani all'alba dovrà prendere l'aereo per tornare negli USA. Prima di scendere propone a Celine una follia: passare il resto del giorno in giro con lui scoprendo Vienna. La ragazza accetta e insieme i due passano una giornata indimenticabile, parlando delle loro vite, sogni ed ambizioni. Alla fine, si scoprono innamorati l'una dell'altro e decidono di salutarsi con la promessa di rivedersi dopo 6 mesi nella stessa stazione, senza scambiarsi nè numero di telefono, nè indirizzo. Riusciranno Jesse e Celine a mantenere la loro promessa?


2004: 9 anni dopo il primo incontro, Jesse è rimasto così colpito dall'incontro con Celine avvenuto anni prima da scrivere un libro tutto su quella notte. Alla presentazione del libro a Parigi, Jesse nota tra il pubblico una più matura Celine e si scopre che i due non si sono mai più incontrati o meglio, Celine non si è mai presentata all'incontro, a causa della scomparsa della nonna e i due si sono persi di vista. Ne approfittano però lo stesso per affrontare una lunga camminata nella stupenda cornice di una Parigi al tramonto, parlando di quanto sono cambiate le loro vite, degli amori complicati, delle rinunce. I loro dialoghi sono visibilmente diversi dalla prima volta che si sono visti, l'innocenza dei 20 anni è sparita, lasciando spazio alla maturità dei 30 anni... c'è sfrontatezza, ironia, esplicite proposte sessuali e soprattutto una leggera rassegnazione. Alla fine della camminata si ritrovano in casa di Celine, dove Jesse, nonostante il rischio di perdere il suo aereo, propone alla donna di dare una chance ai loro sentimenti...



2013: Jesse e Celine sono ormai una famiglia in viaggio in Grecia. Non si sono mai sposati ma hanno due bellissime figlie e stanno riaccompagnando il figlio che Jesse ha avuto con la precedente moglie all'aeroporto, in partenza per gli USA. L'ironia e la freschezza dei loro battibecchi è sempre la stessa, sembrano davvero felici. Nel corso del film, però, la realtà della loro situazione viene lentamente a delinearsi: i due litigano parecchio, lui vorrebbe che la famiglie si trasferisse a Chicago per stare più vicino al figlio, lei, moderna femminista, si sente poco apprezzata e rispettata. Quella che doveva essere una serata solo per loro stessi si traduce in una litigata pesante ed infinita in cui è soprattutto Celine ad accusare Jesse, forse stanca della situazione, arrivando ad accusarlo anche di averla tradita. Alla fine del film è sempre Jesse a prendere in mano la situazione e cercare di portare la pace nella coppia, anche se...


Amo Linklater. Amo il suo affezionarsi tanto ai suoi personaggi da non riuscirli ad abbandonare. Amo il fatto che questa stupenda trilogia si basi solo su dialoghi, lunghi, profondi, leggeri, scherzosi, arrabbiati, senza alcun colpo di scena, senza nessun avvenimento particolare. Linklater racconta la vita, i rapporti, le relazioni, gli scontri e gli incontri di cui è fatta l'esistenza di ogni essere umano e lo fa in modo magico, come pochi. Ci si affeziona a Jesse, al suo essere terribilmente americano con i suoi pro ed i suoi contro, alla crescita e al cambiamento del suo personaggio, al suo amore per Celine che gli ha scosso la vita fino a portarlo a trasferirsi in un altro continente. Ma ci si affeziona anche a Celine, alla sua delicatezza e dolcezza dei vent'anni, ai suoi obiettivi, alle sue lotte ambientali, al suo scetticismo nei confronti dell'amore e soprattutto al suo essere a quarant'anni una donna che vuole il rispetto e la considerazione del suo uomo. Una donna a cui non basta essere amata ma che ha bisogno di continue conferme e forse, alla fine della trilogia, un pò si odia per il voler portare a tutti i costi la realtà in questo magnifico sogno che è la loro storia.


Con soli tre film e nell'arco di solo 3 giornate, ci si sente quasi complici dei due protagonisti, ci si sente amici e resta la curiosità, anche alla fine del terzo film, di scoprire come stanno Celine e Jesse, se hanno risolto i loro problemi, se hanno trovato una stabilità e resta la speranza di ritrovarli, magari tra 9 anni, con qualche ruga in più e qualche altra storia da raccontare durante una lunga passeggiata.


Before Sunrise
Voto: 9
Frase Cult:
Jesse: "Fai un salto... di dieci, vent'anni, d'accordo? Tu sei sposata e il tuo matrimonio non ha più quella stessa carica che aveva un volta, capisci? Cominci a incolpare tuo marito, cominci a pensare a tutti gli uomini che hai conosciuto nella tua vita e a che cosa ti sarebbe accaduto se ti fossi messa con uno di loro. Ci sei? Be', io sono uno di quelli, eccomi qui. Perciò prendila come una specie di viaggio nel tempo, da allora ad adesso, per scoprire cosa ti perdi. Vedi, questo potrebbe essere un gigantesco favore, fatto sia a te sia al tuo futuro marito, per scoprire che in realtà non ti perdi niente, sono un perdente esattamente quanto lui, privo di stimoli, una palla al piede e hai fatto la scelta giusta e nei sei molto felice." 
Celine:"Quando hai parlato prima di come dopo qualche anno in una coppia cominciano a odiarsi l'un l'altro perché prevedono le loro reazioni o si stancano dei loro modi di fare... Credo che per me sarebbe l'opposto. Io credo di potermi innamorare veramente quando so tutto di una persona, come si farà la riga ai capelli, quale camicia metterà quel giorno, conoscere esattamente quale storia racconterà in quella data situazione. Allora saprò di essere veramente innamorata."



Before Sunset
Voto: 7
Frase Cult
Celine: "La gente che oggi ha un'avventura, perfino un rapporto serio, quando rompe dimentica, passa oltre, come se cambiasse marca di cereali. Io non sono mai riuscita a dimenticare gli uomini con cui sono stata. Ogni persona aveva le sue specifiche qualità e non si può rimpiazzare nessuno. Colgo dei particolari in loro dei dettagli che mi colpiscono e di cui poi sento la mancanza a volte per sempre. Non puoi rimpiazzare nessuno perché ognuno porta con sé dettagli magnifici e unici.

Before Midnight
Voto: 8
Frase Cult
Celine:"Se ci incontrassimo oggi su quel treno, tu parleresti con me? Mi chiederesti di scendere con te?"
Jesse: "Ovviamente!"

lunedì 1 settembre 2014

Blow-Up - Michelangelo Antonioni


Ammetto la mia ignoranza pubblicamente: fino a poco fa non avevo mai visto questo capolavoro. A mia discolpa potrei dire che ci sono milioni di film del passato che meritano di essere visti e contemporaneamente c'è sempre, tra le varie uscite settimanali, qualche pellicola da tenere d'occhio. Risultato? Aver visto anche solo tutti i più grandi capolavori del cinema è quasi impossibile.
La visione di Blow-up, però, mi ha così rapito che nei giorni seguenti il pensiero tornava spesso su quelle immagini, su quella storia, talmente tanto da meritare subito altre "proiezioni" nel mio cinema personale, la mia stanza. 



La storia è incentrata sul fotografo di moda Thomas David Hemming, un Michael Pitt degli anni '60) che nel tempo libero cerca di completare il suo libro fotografico con il quale documenta la vita delle classi disagiate in totale contrasto con una Swinging London fatta di party, moda e musica. Mentre è impegnato a scattare altre foto in un parco, viene fermato dalla donna della coppia che stava fotografando di nascosto che gli chiede con insistenza di darle il rullino. Thomas si rifiuta ma nonostante questo viene raggiunto dalla donna nel suo studio dove le da un finto rullino ed inizia ad esaminare le foto scattate, ingrandendole ( da qui il titolo Blow-up), fino a scoprire tra i cespugli un cadavere. Sorpreso dalla scoperta, il fotografo continua ad indagare, verificando anche la presenza stessa del cadavere nel parco ma, invece di denunciarlo o avvertire le autorità, sceglie di trascorrere la serata ad una festa...



Il film si basa tutto sul contrasto tra realtà ed apparenza. Sarà vero quello che Thomas ha visto nelle foto? O è solo frutto della sua immaginazione? Ma è anche una forte critica alla "spensieratezza" di quegli anni dove giovani ragazze facevano di tutto pur di essere fotografate da un celebre fotografo, dove la moda iniziava a diventare arte e a mostrare le forme delle donne in maniera diversa, dove il protagonista è così sopraffatto dall'ambizione, dal desiderio di successo ma anche dalla noia delle giornate di chi ha tutto, facendo poco, da risultare scontroso, presuntuoso ma, proprio per questo, terribilmente affascinante. Il tutto in pieno stile anni '60, in una Londra più splendente che mai e con la comparsa di alcune delle donne più belle ed invidiate di sempre: Vanessa Redgrave e Jane Birkin.


Ogni immagine è una fotografia, ogni scena è lenta, soprattutto quella dei blow-up, contraddistinta da pochi dialoghi e lunghi silenzi. Ma proprio questa sensazione di solitudine consente di immergersi totalmente nel film e di assaporare meglio il mistero e il fascino di questa storia. Infine, l'ultima scena, quella della partita a tennis immaginaria, è essa stessa un capolavoro, la sintesi perfetta di sublimi 106 minuti di puro cinema. Sono rimasta totalmente rapita da questa pellicola, forse anche per la mia passione per la fotografia e per i mitici anni '60. L'ho amato talmente tanto da farlo rientrare nella mia personale top 10 dei migliori film di sempre. Se non avete mai avuto la possibilità di godere di un capolavoro del genere, vi consiglio di rimediare. 



Voto: 9
Frase Cult: "-Non ne posso più di Londra questa settimana...
                    -Perché?
                    -Perché non fa nulla per me…"


sabato 30 agosto 2014

It's Kind of a Funny Story - Ryan Fleck & Anna Boden


Craig (Keir Gilchrist) è un adolescente come tanti che a causa dello stress da studio, della vita sentimentale disastrosa e di un padre poco presente soffre di depressione che lo porta a sognare il suicidio in continuazione e ad avere attacchi di vomito improvviso nei momenti di panico. Decide quindi di "auto" ricoverarsi in una clinica psichiatrica per farsi aiutare, sperando in una soluzione veloce ed indolore. La dottoressa a cui viene affidato, però, lo invita a trascorrere alcuni giorni in clinica per cercare di capire quali siano i motivi dietro a questo suo desiderio di suicidio. Lo stesso Craig, infatti, ammette a se stesso di non avere problemi gravi come droga, violenza...ma i soliti e semplici problemi presenti nella vita di ogni ragazzo.


Può sembrare una storia vista e rivista ma, invece, questa pellicola del 2010, tratta dal romanzo omonimo di Ned Vizzini, è una gioia per gli occhi e per il cuore. Un pò 500 Days of Summer ( il film super indie di Mark Webber con Zooey Deschanel e Joseph Gordon-Levitt), un pò Qualcuno volò sul nido del cuculo ( il capolavoro di Miloš Forman del 1975), la pellicola segue i 5 giorni di "ricovero" di Craig nella clinica dove si troverà a contatto con personaggi che gli faranno capire e toccare con mano la vera follia e i reali problemi della vita quotidiana.


Il cast è giovane e su tutti risalta il magnifico Zach Galifianakis nei panni di un simpatico quanto imprevedibile "ospite" della clinica che farà da guida al giovane protagonista aiutandolo ad affrontare i piccoli drammi della sua adolescenza. Stranamente ho apprezzato anche l'interpretazione della nipote d'arte Emma Roberts, la bella ma problematica Noelle, con la quale Craig instaurerà un'amicizia particolare. Anche la colonna sonora è una piccola chicca: oltre ai continui riferimenti ai Vampire Weekend, ci sono pezzi degli XX, The Drums, Bob Dylan...


La scena migliore del film? Sicuramente quella in cui i protagonisti, impegnati in una delle tante attività ricreative, si immaginano come tanti David Bowie interpretando il famosissimo brano Under Pressure.


Insomma il film è un inno alla vita, uno di quelli che fa venire voglia di smettere di pensare a tutto il marcio del mondo ed iniziare finalmente a vivere. Non nego infatti che alla fine qualche lacrimuccia è scesa, merito soprattutto dell'evoluzione del protagonista che riesce a capire quanto sia bello e facile rendere positiva e migliore la sua vita riempiendola di cose comuni ed anche banali come il prendere la metro, baciare la ragazza che si ama, correre, andare ai concerti... senza quel bisogno, imposto dalla società odierna, di raggiungere il lavoro più proficuo, la casa più grande, la donna più bella...



Voto: 7 1/2
Frase Cult: "Ti piace la musica?"
                  "Ti piace respirare?"



martedì 15 luglio 2014

Scena Cult del Giorno: The Royal Tenenbaums - Wes Anderson


Non c'è storia...io amo questo film, amo Wes Anderson, amo la stranezza dei suo personaggi, amo le canzoni che accompagnano i suoi capolavori, amo le sue inquadrature, l'uso dei colori...IO LO AMO.
I Tenenbaum è il suo terzo film ma probabilmente il più famoso e racconta la storia di una famiglia un pò eccentrica che si ritrova di nuovo sotto lo stesso tetto a causa del padre che si finge malato. Di conseguenza si rincontrano anche i tre figli: Chas (Ben Stiller) che ha perso la moglie in un incendio e passa le giornate a testare vie di fuga con i due figli gemelli, Margot (Gwyneth Paltrow), la figlia adottiva, depressa cronica e Richie (Luke Wilson), ex campione di tennis innamoratissimo della sorella.

La scena cult di oggi è proprio quella del momento in cui Richie e Margot si rincontrano, con la meravigliosa voce di Nico che cantando These Days accompagna gli sguardi dei due innamorati.

Voto: 9
Frase Cult: "Anche tu mi sei mancato"

domenica 13 luglio 2014

American Life - Sam Mendes


Ogni tanto, in queste torride serate estive, capita ancora di beccare qualche piccolo gioiellino e ovviamente non nelle reti più importanti...qualche sera fa su LaEffe ho scoperto American Life, pessimo titolo rispetto all'originale Away We Go, uno dei film meno conosciuti del bravissimo regista Sem Mendes, vincitore del premio Oscar per lo splendido American Beauty. Nonostante sia poco conosciuto è molto, molto carino ed emozionante, merito probabilmente della scelta dei due bravissimi attori protagonisti, John Krasinski e Maya Rudolph nei panni di una giovane coppia di trentenni non sposati alle prese con una gravidanza improvvisa.



Questo evento li porta a domandarsi sul dove sia più giusto crescere un figlio, valutando anche la presenza di amici e parenti nelle varie città sparse per gli Stati Uniti. Scelgono allora di intraprendere un viaggio, anzi tanti piccoli viaggi con destinazioni diverse per andare a verificare personalmente come potrebbero trovarsi a vivere in quella determinata città. Prima destinazione, genitori di lui, che si scoprono in partenza per un viaggio lungo due anni, poi amici e fratelli vari, fino a capire che in realtà il posto perfetto è quello che riunisce passato e futuro, dolore ma anche affetto: la vecchia casa dove Verona viveva con i genitori che ha perso anni prima.



Un viaggio diviso tra aerei, treni e auto che li porterà a confrontarsi con i peggiori luoghi comuni riguardo i genitori e il loro rapporto con i figli, da quelli troppo hippy che rifiutano perfino l'uso del passeggino, a quelli che ne adottano molti pur di non sentire l'assenza di quel figlio che non arriva mai in modo naturale, fino ad arrivare a quelli che i figli li offendono in continuazione senza neanche minimo di considerazione e che mettono la giovane coppia in difficoltà portandoli a domandarsi se riusciranno ad essere dei buoni genitori.



Un film molto carino, passato inosservato qui in Italia, dove regnano i buoni sentimenti ma anche l'incertezza e la paura del futuro, delle responsabilità, attraverso il quale Mendes riprende le tematiche a lui tanto care della famiglia e dei rapporti padre figlio sotto una luce meno drammatica rispetto alle storie precedenti.



Voto: 7
Frase Cult: "Io provo amore per i miei bambini, perchè dovrei volerli spingere lontano da me?"

venerdì 11 luglio 2014

La mia vita a Garden State - Zach Braff


Vi ricordate il simpaticissimo JD di Scrubs? Ecco, dimenticatelo. L'attore che interpreta l'imbranato dottore nella famosissima serie tv, nel 2004 si è cimentato anche come regista e sceneggiatore con "Garden State", film che nonostante il budget ridotto ha un cast importante: Zach Braff è un giovane attore non proprio di successo che assume psicofarmaci da anni a causa di un incidente con il quale ha reso paralitica la madre, Natalie Portman è Sam, una ragazza che dice bugie ogni minuto ma che con la sua follia riesce ad entrare nel cuore del giovane protagonista e poi ci sono Peter Sarsgaard, nel ruolo del vecchio amico fattone del liceo e Ian Holm, il padre psichiatra di Andrew.
La storia è vista e rivista: lui vive a Los Angeles provando a fare l'attore ma a causa della morte della madre è costretto a tornare nel suo paese natale per il funerale e lì avrà modo di affrontare tutti i problemi della sua vita: dal fatto che non riesce a provare alcun tipo di emozione, al rapporto distaccato con il padre.



Esperimento riuscito? Direi proprio di no. Il film è lento, noioso, neanche i pochi momenti di umorismo riescono a riprenderlo. Ed è un peccato perchè adoro Zach Braff, il suo profilo Twitter è letteralmente uno spasso ma in questo film, Braff si dimostra un pessimo attore drammatico, non risulta credibile e ogni minuto che passa, speri possa tirar fuori qualche buffa mossa alla JD per migliorare il film.



Un plauso però va fatto alla colonna sonora curatissima che è riuscita ad aggiudicarsi anche un Grammy. Il pezzo più bello? Sicuramente New Slang dei Shins che accompagna la scena del primo incontro tra Andrew e Sam.


Un film che poteva sicuramente dare molto di più, con alcuni dialoghi davvero molto belli, alcuni sprazzi di buone idee ( la scena della camicia fatta con il tessuto delle pareti) e cose viste e già viste ( il party con droghe ed alcool...NOIA!). 



In questi giorni è in uscito negli USA il nuovo film di Braff, Wish I Was Here, anche questa volta con un cast d'eccezione: Kate Hudson, Jim Parson, Donald Faison...e proprio questa nuova pellicola, che sembra sia stata accolta molto bene dalla critica, mi ha spinto a voler conoscere anche questo nuovo "lato" del giovane attore statunitense e quindi a rivedere il suo primo film da regista ma spero che il suo secondo esperimento non sia al livelli di Garden State e soprattutto che Braff sia nettamente migliorato nei ruoli drammatici.



Voto: 5 1/2
Frase Cult: "Sai quando arrivi a quel punto della tua vita in cui ti rendi conto che la casa in cui sei cresciuto non è più casa tua... improvvisamente anche se hai un posto dove mettere le tue cose, l'idea di casa non esiste più... Come avere nostalgia di un posto che neanche esiste. Forse una famiglia è proprio questo, un gruppo di persone che hanno nostalgia di un posto immaginario."

giovedì 10 luglio 2014

Scena Cult del Giorno: The Dark Knight Rises


Il Cavaliere Oscuro - Il Ritorno è il terzo ed ultimo film della stupenda trilogia di Nolan dedicata all'uomo pipistrello. Se nel secondo film era stata l'interpretazione del compianto Heath Ledger con un superbo Joker a rendere indimenticabile la pellicola, nell'ultimo film, Nolan riesce a concentrare un ottimo cast, a nuovi personaggi ( Catwoman e Bane in primis...) con una storia che sembra andare a chiudere il cerchio e quindi a riprendere, sebbene incidentalmente, la Setta delle Ombre e Ra's al Ghul, protagonisti del primo film e a creare quindi un ottimo finale per il più "umano" tra i supereroi.

L'altra sera, insieme a dei miei amici abbiamo deciso di rivedere questo incredibile film e ho capito, dopo averlo visto ormai tantissime volte, che la scena che preferisco di tutta la pellicola è proprio questa: Bane fa esplodere lo stadio poco dopo il fischio di inizio della partita, invitando i cittadini di Gotham a ribellarsi alle proprie autorità proprio dopo aver intonato l'inno americano.

E voi cosa ne pensate? Qual è la vostra scena preferita?

Voto: 8 1/2
Frase Cult: "Chiunque può essere un eroe, anche un uomo che fa una cosa semplice e rassicurante come mettere un cappotto sulle spalle di un bambino per fargli capire che il mondo non è finito."

martedì 1 luglio 2014

Quel che sapeva Maisie - Scott McGehee & David Siegel


Sarò onesta: la parte iniziale di questo film è stata davvero difficile da guardare. Ho trovato difficoltà nell'essere obiettiva, nel guardare con distacco questa storia, mi ha provocato tanta rabbia, tanta tristezza. La storia è molto comune e purtroppo reale: una separazione difficile, una figlia trasportata da una parte all'altra della città come se fosse un pacco, a volte dimenticata, a volte combattuta, a volte "comprata" con regali e false promesse. Vincono il premio peggiori genitori del mondo l'incredibile Julianne Moore, che si conferma una delle attrici migliore nel panorama attuale, una cantante rock che non riesce a mantenere un rapporto con nessun essere vivente e Steve Coogan, un padre sempre in giro per il mondo che, dopo aver chiuso la relazione con la compagna, si sposa con la tata della piccola Maisie. Dopo poco anche la madre decide di sposarsi in fretta con Lincoln, il bel Alexander Skarsgård che si dimostra sorprendentemente parecchio bravo in un ruolo drammatico, solo per poter avere qualcuno a cui lasciare la figlia mentre lei gira gli States in tour. 



Questo film racconta di vita vissuta, di situazioni concrete, di fallimenti e litigi che fanno parte della vita di molti ma ciò che più fa riflettere di questa storia è che purtroppo sono troppi i ragazzini  che vengono realmente utilizzati come "armi" tra genitori durante un divorzio e che non ci sia nessuno che curi i loro interessi, i loro desideri, i loro bisogni. La sorpresa in questo film è la piccola protagonista, Onata Aprile, che riesce a rappresentare al meglio i sentimenti di abbandono e tristezza della piccola Maisie e che riesce a guardare al di là delle discussioni tra "adulti" e a capire ciò che sia giusto o sbagliato. Ancora di più colpisce il suo cambiamento nei rari momenti di divertimento, affetto ed intimità che vive, per assurdo, con i rispettivi compagni dei genitori più che con loro stessi.



La prima parte del film è un pugno nello stomaco. E' dura vederla senza provare rabbia, senza avere la voglia di urlare alla piccola Maisie di lasciare perdere tutto e tutti...ma la seconda parte mi ha fatto totalmente rivalutare il film, purtroppo in negativo. Un finale assurdo e un pò troppo buonista che lascia l'amaro in bocca, che fa rimanere l'interrogativo su cosa sia davvero successo alla fine di tutto.  Perchè il mondo non è un film, nella vita reale non trovi dei nuovi genitori e perfetti che si prendono cura di un bimbo così dal nulla. Nella realtà i bambini vengono trascinati in lotte infinite, battaglie delle "cause perse", abituati a non vivere in un clima sereno e destinati a non credere nella purezza dei sentimenti.



Peccato perchè questo piccolo esperimento di cinema indipendente sarebbe potuto funzionare meglio con un finale diverso, magari più crudo, più duro, difficile da digerire ma sicuramente più concreto. Perchè a volte il cinema non serve solo a sognare o a passare alcune ore di svago ma anche ad immergere lo spettatore in situazioni difficili, violente e fin troppo assurde ma che riescono a far guardare con più obiettività e positività la propria vita.





Voto: 6 1/2
Frase Cult: "Io, ehm...sono una sorta di patrigno di Masie"

lunedì 30 giugno 2014

Scena Cult del Giorno: Effetto Notte - François Truffaut


Inauguro oggi una nuova rubrica con la quale vi parlerò di quelle che per me sono le scene CULT del cinema, sperando, in questo modo, di farvi conoscere qualche piccolo o grande capolavoro di questa meravigliosa settima arte. Spero che vi piaccia l'idea...!!! 



Se avete seguito i miei precedenti post, avrete sicuramente notato l'amore che nutro per il cinema Nouvelle Vague e in particolare per Truffaut e Godard, registi che non in molti conoscono ed apprezzano. Oggi vi parlo di una delle pietre miliari del cinema: Effetto Notte, capolavoro del 1973 diretto dal mio adorato Truffaut. La storia segue la produzione di un film "Vi presento Pamela" descrivendo non solo le giornate di set, la difficoltà delle riprese e della gestione degli attori ma anche quelle che sono le vite private della troupe. La scena che vi propongo oggi è una vera e propria dichiarazione d'amore di Truffaut al cinema, dove si vede il regista da piccolo che tenta di rubare le locandine dei suoi film preferiti.

Effetto Notte è un film imperdibile per gli amanti del cinema, voi lo avete visto? Cosa ne pensate?

Voto: 9
Frasi Cult:
"La lavorazione di un film somiglia al percorso di una diligenza nel Far West: all'inizio uno spera di fare un bel viaggio, poi comincia a domandarsi se arriverà a destinazione."
"Io per un film potrei piantare un uomo, ma per un uomo non pianterei mai un film."

sabato 28 giugno 2014

Mike Nichols - Il Laureato



Vi è mai capitato di sentire un film totalmente vostro, come se fosse stato scritto per voi? Un film che riesce a rappresentare in pieno il vostro stato d'animo? Un film che sentite il bisogno di rivedere più volte l'anno e che nonostante questo vi sembra sempre nuovo e sempre più bello? Tutto questo e molto di più è per me Il Laureato.
Non sono mai stata brava a fare classifiche ma da ormai parecchi anni lo considero il mio film preferito in assoluto. E a pensarlo non sono la sola dato che è considerato una pietra miliare del cinema ed inserito nella lista dei 100 migliori film di sempre.



La storia è quella di Benjamin Braddock, un giovanissimo Dustin Hoffman, che torna a casa dopo essersi laureato e cade in una totale apatia. Trascorre le sue giornate tra il letto e la piscina, schivando tutti quelli che si complimentano per il traguardo raggiunto e gli chiedono dei suoi progetti per il futuro. Le sue giornate prendono una piega diversa quando incontra la Signora Robinson che, senza alcun imbarazzo, gli propone una relazione sessuale. Inizialmente il giovane rifiuta pronunciando la famosissima frase "Signora Robinson lei sta cercando di sedurmi, non è così?".



Ma in seguito, comincerà ad incontrarsi regolarmente con la sensualissima signora Robinson fino a quando non conosce Elaine (la bellissima Katharine Ross), la figlia della donna, con la quale i genitori organizzano un incontro e che Ben accetta controvoglia. La serata, inizialmente un disastro, si rivelerà poi molto piacevole e i due giovani protagonisti cominceranno a frequentarsi. Fino a quando Elaine non scopre la relazione di Benjamin con la madre e decide di tornare all'università, dove cercherà di dimenticarlo frequentando Carl. Il protagonista tenta in tutti i modi di riconquistarla e quando scopre che Elaine sta per sposarsi, si precipita al matrimonio in una delle scene più famose della storia del cinema:


Il finale è spiazzante: i due si ritrovano insieme sull'autobus, inizialmente entusiasti, felici...ma nel giro di pochi istanti, forse consapevoli di tutto quello che hanno combinato, cambiano decisamente espressione: insicuri, spaventati e totalmente ignari del loro futuro. 


Una delle cose che resta più impressa del film è sicuramente la famosissima colonna sonora curata totalmente da Simon & Garfunkel, con alcuni dei pezzi che hanno fatto storia: Mrs. Robinson, The Sound Of Silence. Ma anche la cura dei particolari e della fotografia rende questo film unico. La stessa auto utilizzata da Ben, l'Alfa Romeo Duetto, è diventata un cult.




Quando questo film uscì nel 1967, mia madre era nata da pochi anni, io non ero ancora minimamente nei suoi pensieri, la concezione di scandalo e pudore erano totalmente diversi e questa storia, anche se raccontata senza alcuna volgarità rispetto agli standard a cui siamo abituati oggi, destò molto scalpore. Nonostante questo e nonostante siano passati ormai parecchi anni dalla sua uscita, questo film risulta attualissimo, non tanto per la storia d'amore raccontata, quanto per la sottile critica alla società e all'ironia con la quale si raccontano le vite piene di consumismo e apparenza delle famiglie del ceto medio borghese negli anni 60, non poi tanto differenti da quelle di oggi. Insomma un film imperdibile, un vero cult, un piccolo capolavoro che fa guardare con malinconia al cinema di un tempo.



Voto: 10
Frase Cult: "Che cosa fai Ben lì?'
                    "Vado alla deriva...qui in piscina"

lunedì 16 giugno 2014

Somewhere - Sofia Coppola


E' sempre difficile parlare di un qualcosa che si ama tanto perchè si ha sempre la sensazione di non riuscire ad esprimere completamente tutte le emozioni che quella cosa ti regala. E' quello che mi è successo oggi, scegliendo di parlarvi di un film di Sofia Coppola. Ammiro questa donna da sempre, dal suo primo film da regista o forse ancora prima, da quando giovanissima ottenne la parte di Mary Corleone nella terza parte de Il Padrino (film per cui vinse anche un Razzie Award come peggior attrice protagonista...!!!). Credo che insieme a Wes Anderson e ad alcuni registi della nouvelle vague come Truffaut e Godard, sia tra i miei preferiti in assoluto ed è difficile quindi che un suo film non mi piaccia.
Somewhere è il suo quarto lungometraggio ed è probabilmente il mio preferito. La storia è quella di Johnny Marco (interpretato da un fantastico Stephen Dorff), una superstar di Hollywood che passa le giornate tra belle donne, alcool e promozione dei film, momenti che agli occhi di una persona "normale" possono sembrare ultra cool, ma che Marco affronta con noia e rassegnazione.



La sua vita è vuota, inutile, lui stesso non se ne rende conto fino a quando non è costretto ad ospitare la figlia Cleo, una giovanissima Elle Fanning, con la quale ha un rapporto buono ma molto distaccato. Da quel momento le sue giornate prenderanno una piega diversa e lentamente arriverà a rendersi conto che per essere felici non è fondamentale la vita da "star" ma bastano i semplici affetti a rendere tutto più unico e speciale. Durante l'arco del film, i due si recano anche in Italia per ricevere il Telegatto e ci troveremo di fronte ad una rappresentazione dello star system italiano particolarmente imbarazzante, insomma non molto distante dalla cerimonia dei David di Donatello presentata da Ruffini quest'anno.




Ma sarà proprio questo viaggio in Italia che consoliderà ancora di più il rapporto tra i due, aprendo gli occhi al protagonista sulla inutilità e solitudine che regnano nella sua vita,  e che gli consentirà quindi di aprire il cuore alla piccola Cleo, dimostrando quanto l'amore per i propri figli possa cambiare la vita di una persona.



Un cenno va fatto anche alla colonna sonora che, come in ogni film di Sofia Coppola, è curata nei minimi particolari. Il contributo principale è dato dalle sonorità indie rock dei Phoenix, con il bellissimo brano Love Like a Sunset che si armonizza perfettamente alla splendida scena finale, ma anche gli Strokes con I'll Try Anything Once, pezzo che Cleo fa ascoltare al padre durante una giornata in piscina, fino ad arrivare alla ballata pop Cool di Gwen Stefany, che accompagna una delle scene più belle del film, dove Cloe fa le prove per uno spettacolo di pattinaggio e Johnny riesce finalmente ad abbandonare il cellulare per vedere l'esibizione semplice ma emozionante regalatogli dalla figlia.



Un film incredibile, che con la sua semplicità e con i suoi silenzi è riuscito a vincere il Leone d'oro al miglior film al festival del cinema di Venezia, dimostrando ancora una volta l'abilità della Coppola nel creare grandi film e regalare grandi emozioni.


Voto: 9 1/2
Frase Cult: "I'm fucking nothing."


domenica 15 giugno 2014

Rompicapo a New York - Cédric Klapisch



Ricordate Xavier, lo studente francese in Erasmus a Barcellona protagonista del film "L'appartamento spagnolo"? Dopo essere stato a San pietroburgo nel seguito "Bambole Russe", ritorna al cinema, quasi quarantenne, nel nuovo film di Cédric Klapisch, Rompicapo a New York (titolo originale: Casse-tête Chinois, "Puzzle Cinese"). I protagonisti sono sempre gli stessi: Romain Duris è un più affascinante che mai Xavier, scrittore di successo che decide di trasferirsi a New York dopo aver chiuso la relazione di dieci anni con Wendy, la bellissima Kelly Reilly. Qui rincontrerà la migliore amica lesbica, Isabelle (Cècile de France) alla quale ha donato il seme per permetterle di avere un figlio e riceverà una visita dalla storica ex Martine, interpretata da Audrey Tatou.



I quattro ormai sono adulti, hanno figli, compagni, lavori gratificanti e si ritrovano ad affrontare le varie complicazioni che la vita riserva. Xavier però ritiene che la sua vita sia un vero e proprio "rompicapo": finita la storia con Wendy, raggiunge i figli nella Grande Mela, dove viene ospitato da Isabelle e dalla nuova compagna. Per poter vivere a New York ha bisogno di un lavoro stabile per ottenere il visto e non riuscendoci decide allora di sposare una cinese per finta, dopo aver salvato la vita allo zio. Xavier si troverà ad affrontare non solo le difficoltà derivanti da una separazione e dal mantenimento dei figli ma anche i ritmi e una cultura totalmente differenti rispetto a quelli a cui era abituato.


Il film è molto divertente, adatto per trascorrere una serata senza pensieri. Da amante dei viaggi e delle profonde differenze tra paesi diversi, penso che sia proprio questo il punto di forza di questo film e dei capitoli precedenti: il confronto/scontro tra il "vecchio" e il "nuovo mondo, tra lingue totalmente diverse. Memorabile è infatti la scena in cui Xavier incontra il nuovo compagno americano di Wendy e si sente quasi come un moderno Cristoforo Colombo che ha raggiunge l'America dopo un viaggio lungo e tormentato. 



In una società contemporanea fatta di contatti e relazioni soprattutto "social", in cui Facebook e Skype la fanno da padrone, è bello riuscire a sognare, grazie a questo film, che sia così semplice prendere un aereo e scappare dalla quotidianità per noia, per lavoro, per amore dei propri figli e che soprattutto sia così facile ritrovarsi, amarsi, ambientarsi in posti nuovi...



Rompicapo a New York è un film leggero che può essere visto anche da quelli che non hanno seguito i capitoli precedenti e che sembra essere una degna conclusione ( o no?) di questa trilogia legata al viaggio, alla scoperta, alla formazione e all'amore. Personalmente mi è sembrato di ritrovare, dopo più di dieci anni, vecchi amici provenienti da paesi diversi, senza aver avuto più loro notizie. Quindi addio, per ora, Xavier. Grazie per avermi fatto invidiare tutte le tue mille esperienze in tantissimi paesi diversi, in parte è anche merito tuo se mi sento europea, se sono il caos:




Voto: 7
Frase Cult: "Ho attraversato 100 leghe per venire qui da voi..."
Immagine Cult: